Cristallo-Deleuze - N. 17 (2025)

Nel 2025 si celebra il primo centenario della nascita di Deleuze (e i trent’anni dalla sua morte). E, lo sappiamo, Deleuze, tra i pensatori del Novecento francese, è stato senz’altro quello più propenso (o più abile) a creare concetti (e a riflettere sulla creazione di concetti): il pensatore-cometa, l’apprendista, lo schizo, il corpo senz’organi, le teste cercanti… Se riprendiamo le categorie di Bergson, è evidente che i concetti deleuziani non sono certo concetti rigidi. Ma ci si può domandare se siano concetti “malleabili” o concetti “individuali”. E la domanda è tanto più legittima se si confronta il lascito di Deleuze con quello di Derrida e di Foucault: il primo, più propenso alle figure che ai concetti; e il secondo impegnato a inventare innumerevoli dispositivi talvolta assai difficili da esplicitare nei loro contenuti reali. Si potrebbe dire che i concetti di Deleuze sono innanzitutto e soprattutto dei concetti “malleabili”, e le pagine magistrali che Deleuze dedica alla nozione di espressione in Leibniz e Spinoza convalidano il suo interesse per il ruolo dei concetti come “funzioni”. Ma ciò che rende forse Deleuze vivo, e che permette di salvaguardarlo dalla tentazione (permanente) di trasformarne l’insegnamento in dottrine è il carattere “individuale” delle sue creazioni concettuali. Detto altrimenti, i concetti deleuziani hanno poco di astratto, e talvolta poco anche di realmente condivisibile: è il lavorio del suo pensiero che si mostra, e che mostra, facendosi, come altri pensieri possono prendere la propria via. Il dossier raccolto da Cristina Zaltieri sotto il titolo “Cristallo-Deleuze” (un nuovo concetto, che più individuale non si potrebbe!) che occupa la “Questione filosofica” di questo numero è un ottimo esempio di come funzionino e cosa producano i concetti di Deleuze. I sondaggi proposti dai vari contributi, con temi che spaziano dall’estetica, alla logica, alla filosofia della natura, alla critica letteraria, mostrano come le intuizioni di Deleuze non chiedano di essere verificate o prolungate ma esigano una costante ripresa. Validi per gli oggetti (filosofici) singolari che li hanno suscitati, i concetti deleuziani chiamano attivazioni ulteriori. Il modello del cristallo non deve trarre in inganno: non è la sua trasparenza che conta, né la rifrazione che esercita, ma la compresenza di opacità e luminosità – uno strumento denso, un concetto “individuale” che svela lucentezze inaccessibili ma capaci di ispirare.

Presenze di Spinoza. A proposito di due inediti radiofonici di Deleuze

InCircolo, 2024

In exploring Gilles Deleuze's interpretation of Spinoza, particularly through the lens of his radio interventions from 1960 and 1978, we can delineate two primary phases: the ontological and the ethical. Each phase reflects a distinct evolution in Deleuze's reading and the significance he attributes to Spinoza's philosophy.

Acquisire il senso del frammento: gettarsi fuori

InCricolo 17, 2024

This contribution aims to investigate how there is a way of understanding fragmentation, avoiding returning to inscribing it in the suffocating mesh of its relationship with the Whole, and highlighting the link that the theme has with aesthetics and art. From this perspective, if Deleuze's philosophy is generally characterized as a philosophy of relationships and connectivity, we would like to propose, without denying the significance of relationships and their capacity to dissolve the terms between which they pass, a passage from the other side of the tape of Möbius to examine fragmentation in its connection with the outside, from which derive both an aesthetic of chaos and consistency in the cosmos of art. This fragmentation, which is difference, then comes out of a patchwork that can restore the crystal that is Deleuze in the links with the conceptual persona and interlocutors who make up his thought.

Logica del concetto. Deleuze e l’ontologia del trigger logico, in “InCircolo”, n. 17 (2024), pp. 73-90.

2024

This article aims to reconstruct a recurring logical structure within Deleuzian philosophy. In this sense, it will be studied some significant places in which Deleuze articulates a specific logic through which he conveys the typical concepts of difference and repetition in opposition to the Image of Thought. In particular, starting from some passages of Marcel Proust et les signes, it will be showed how Deleuze seems to make the transition from the treatment of logically articulated elements to the description of ontological entities conceived according to their own modal logic. Next, the structuring of such an ontology will be examined, specifically connoting it as an ontology of the logical trigger. A propositional structure and a particular articulation of the transcendental of such an ontology will be explored. Finally, the analysis will focus on the modal connotation of such an ontology, delving into certain passages of Différence et répétition in which the problem of the potency of the entity is discussed, thus leading to the study of the concept of pure potential function. It will be concluded that the logical structure of Deleuzian ontology corresponds to a reversal of the classical concept of the transcendental, but also to the reversal and re-proposition of the classical logical principles of predication and sufficient reason.

Whitehead e la filosofia del concreto - N. 14

Il senso comune accusa spesso i filosofi di mancare di concretezza. In una pagina famosa, Platone racconta che Talete, intento a studiare gli astri, cadde in un pozzo, suscitando le risa di una servetta che gli fece seduta stante la morale: “Invece di occuparti tanto delle cose che stanno in cielo, avresti fatto meglio a guardare quello che ti stava davanti ai piedi!”. Ma cosa significa concretezza? Che la filosofia deve per forza farsi pratica e politica (smettere di interpretare il mondo, rimboccarsi le maniche e cambiarlo?) Oppure che la filosofia dovrebbe essere sempre in grado di reagire al modificarsi delle condizioni storiche e sociali (o ecologiche), se non di dirigerne il corso? O ancora, una filosofia più concreta, meno astratta, è forse una filosofia che non dimentica il corpo e gli affetti di cui spesso è preda, e resiste alla tentazione di ridurre l’uomo che pensa ad una mente disincarnata? L’esigenza di concretezza, e le domande e le prospettive che ne derivano in filosofia, sono al centro di molti dei contributi di questo numero che, nella sezione “La Questione Filosofica”, propone un dossier su “Alfred North Whitehead e la filosofia del concreto” curato e presentato da Maria Regina Brioschi. Noto ai più come coautore con Russell dei Principia matematica, Whitehead fu filosofo poliedrico e fecondo, che spese molte pagine a tematizzare la nozione di “concreto”. Nell’idea del concreto si cristallizza infatti per Whitehead l’esigenza di pensare la natura e la conoscenza come dei processi, degli eventi cioè dove la relazionalità indica la dimensione di con-crescita. Nessuna dottrina filosofica o scientifica nasce perfetta e già tutta armata, come Minerva. Al contrario, la razionalità emerge come un disegno in un arazzo da un tessuto spesso intricato e contradditorio di istanze concettuali e materiali.

Gilles Deleuze, Due interventi radiofonici dedicati a Spinoza (InCircolo, n. 17/2024)

InCircolo, 2024

A. Giacone, Ontologia del concreto come filosofia del valore

in "Whitehead e la filosofia del concreto", a cura di M.R. Brioschi, InCircolo, 2022

In this paper, I shall analyse Whitehead's ontological approach to the concrete. My idea is that the concrete can be conveniently reinterpreted in terms of value. In fact, Whitehead takes advantage of what he calls "the romantic reaction" since he appropriates some of Wordsworth's positions; his contention is rearranging the brute scientism, which deprives nature of every shape of value. To achieve my goals, I will firstly examine the dialectic fact/value as it emerges in Whitehead's last conference, titled Immortality; secondly, I will take a step back, considering the development of the notion of value in Whitehead's thought, especially in Science and the Modern World, Religion in the Making, and the Harvard courses. I aim to show that each actual occasion expresses both inner value and a form of world-loyalty as well as the structure of actuality is solid and already valuable in itself. Thus, it seems reasonable to interpret Whitehead's ontology of the concrete as a philosophy of value, and this kind of theory of value as an ethics metaphysically based.

Miscellanea - N. 15

Questo numero si presenta sotto il titolo, suggestivamente vago, di Miscellanea e sostituisce il dossier tematico programmato sul tema della complessità. Tuttavia, come si dice in francese, il caso fa bene le cose. Quasi tutti gli articoli qui presentati conducono infatti, in maniera assai esplicita, una riflessione sulla complessità. D’altronde, dietro ogni miscellanea non c’è forse un filo segreto, che svela, in controluce dell’apparente eterogeneità, la complessità di un ordine quasi impercettibile?

CAMPO A (2023). Verso il concreto: un moto elettrico? Alfred North Whitehead e Marshall McLuhan partigiani dell’intesa dell’occhio con l’orecchio

2023

Abstract: Can we assume that the movement suggested by the title of Jean Wahl’s work of 1932, Vers le concret, is an effect of the electric media revolution? Can we see in the empiricism of Henri Bergson, William James and Alfred North Whitehead the deferral action of the impact of what Marshall McLuhan called “organic” media as opposed to the “mechanical” media dominant in the old “Gutenberg Galaxy”? Arguing that there are good reasons to answer “yes” to both questions, we will start from a preliminary hypothesis: to claim, as Whitehead does, that philosophy has to critique the abstractions of language and give voice to the concreteness of the real, means to declare oneself contemporary of the electric age. And since also the empiricism studied by Wahl critiques abstractions by focusing on the concrete, the “new” empiricism is an electric philosophy too. To prove it, we first will compare McLuhan’s media aesthetics and Whitehead’s processual cosmo-aesthetics. Then, we will analyse the fallacies of misplaced concreteness criticised by Whitehead and their product: the scientific materialism. Later, relying on McLuhan’s thesis, we will argue that both are consequences of the phonetic alphabet and of its specific kind of intelligence. Finally, we will argue in favour of using Whitehead’s theory of symbolism as a tool to understand the experience shaped by the new media.

Coalescenza e concrescenza: tra oggetti eterni ed occasioni attuali. Un’incursione nelle lezioni di Whitehead ad Harvard (1924-1927)

In Circolo. Rivista di Filosofia e Culture,14, 2022

In this paper we will try to problematize the vexata quaestio of the relation between eternal objects and actual occasions in Whitehead's thought. To do so we will highlight how Whitehead's cosmology directly entails a resemantization of the notion of universality, towards a philosophy of the universe where actual occasions and eternal objects are mutually intertwined, according to a regime of coalescence and indiscernibility. Ultimately, we will try to show how it is possible to overcome a dualistic Platonic reading of Whitehead's alleged opposition between the domain of the potential and the actual. We believe that the two recently edited Volumes of the Harvard Lectures (1924-1925/ 1925-1927) can contribute to show a germinal path in the development of this difficult interaction. So, in the second part of the article we will focus on the impact that these lectures had on Process and Reality. If, in fact, in Process and Reality the distance between universality and abstraction, and between particularity and concreteness is clear and demarcated, in the Harvardian lectures it is still an open field, which Whitehead probes in its problematicity. This theoretical path will demonstrate in what sense eternal objects are inter res abstractions, a bundle of possible worlds that have a differential relevance in determining the qualities of actual occasions. Ultimately eternal objects and actual occasions are two dimensions and polarities of the evenemential process, but we believe that Whitehead never implies a radical dualism between them.

IMPARARE AD ABITARE LA CATASTROFE ECOLOGICA Prospettive a partire dall'empirismo radicale e dal metodo speculativo di Alfred N. Whitehead

2023

This article aims to propose the modalities by which Alfred North Whitehead's metaphysical or speculative period offers practical and situated tools for thinking and practicing new ways of inhabiting the ecological and social crisis we are experiencing. Particularly, I aim to propose how Whitehead's thought can help to create concepts and practices from a decentred anthropocentric perspective, that is open to multispecies coexistence. In the first part, I will explain how the radical empiricism − taken up by Whitehead from James' Essays in Radical Empiricism − can offer an ontological model that operates a decentralization of humans in the production of knowledge. In the second part, however, I will focus on the role of speculative philosophy as illustrated by Whitehead: an "important productive method of knowledge". Isabelle Stenger's studies proposes speculative philosophy as a method capable of constructing, rethinking, speculating on new concepts and modes of existence. In this direction I will be suggested how this method can be of absolute importance in the age of the Anthropocene. In the final part, I will explore how the speculative method can be a tool for many feminist authors rethinking how to inhabit climate catastrophe from a multispecies perspective to produce concepts and practices that can account for the co-dependence between humans and nonhumans.